Da Agenzia Stampa Italia
Appena uscito per i tipi di Anteo Edizioni, La mia Russia. Ideologia del patriottismo russo è già arrivato a Mosca, in mano al diretto interessato.
Gennadij Zjuganov è un dirigente politico di lungo corso, arcinoto in patria ma poco conosciuto in un’Europa dove, molte volte, l’immagine sociale del vastissimo Paese orientale viene riduttivamente identificata con la vicenda personale di Vladimir Putin. Prima che l’attuale presidente balzasse agli onori delle cronache, infatti, la Russia trascorse uno dei periodi più bui della sua storia moderna. Molti analisti scorsero negli anni Novanta una nuova epoca dei torbidi, la drammatica e caotica fase di transizione cominciata con la fine della Dinastia Rjurik e terminata con l’inizio della Dinastia Romanov, a cavallo tra XVI e XVII secolo.
L’anarchia liberista portò alla disintegrazione quel che restava dell’URSS, sotto l’attenta egida di un manipolo di oligarchi-liquidatori gravitanti nell’orbita di Boris Eltsin che, dopo aver cannoneggiato il Parlamento prossimo a sfiduciarlo nell’ottobre 1993, si presentò a Bill Clinton come il demiurgo della “nuova democrazia” russa. A mantenere in vita le speranze delle categorie sociali più colpite dalla shock-therapy del liquidatore Anatolj Chubais, c’era proprio Zjuganov.
I contenuti di quest’opera propongono per la prima volta in lingua italiana un insieme di scritti, analisi e riflessioni elaborati in quegli anni dal leader del Partito Comunista della Federazione Russa, ancor oggi seconda forza politica alla Duma di Stato, dopo il partito di governo Russia Unita.
La mia Russia è un compendio indispensabile per conoscere il pensiero dell’autore nella sua originalità e nella particolarità di una linea politica che, senza rinnegare le radici leniniste, ha inglobato tutta una serie di istanze patriottiche e strategiche, finalizzate a riscoprire l’autenticità del pensiero tradizionale russo e a “ricucire gli strappi del 1917”. La revisione storica del passato, nella sua eroicità e nella sua tragicità, pone il lettore di fronte a dilemmi di importanza capitale per il futuro della Russia, risolvibili, secondo l’autore, soltanto recuperando la tesi fondante dell’Unione come forma statale essenziale per la salvezza della nazione. Zjuganov delinea l’idea patriottica russa attraverso le tappe che ne hanno scandito la formazione storica nel corso dei secoli. Nonostante alcune particolarità ideologiche inedite, anche l’Unione Sovietica avrebbe dunque riprodotto l’antico confronto tra forze ostili, indifferenti alle sorti nazionali o ammaliate dal modello occidentale, e lo spirito russo autentico, radicato nell’idea sociale (sobornost’) comune ai popoli slavi [cfr. Alekseij Chomjakov], ma anche a quelli uralo-altaici [cfr. Lev Gumilëv].
Per larghi tratti ispirato dall’opera dell’intellettuale nazionalista sovietico Sergeij Semanov, autore di un controverso saggio dal titolo “Valori Relativi e Valori Eterni”, pubblicato nel 1970 dal mensile del Komsomol Molodaja Gvardija, Zjuganov ha tenuto unito quel vasto e disseminato fronte di personalità politiche, scientifiche e culturali del panorama sovietico che, sotto la sbrigativa etichetta di “partito russo”, chiedevano una riforma sistemica capace di restituire, a tutti i livelli, l’impulso e la dinamicità perduti negli anni della stagnazione. Deluso dalla perestrojka, Zjuganov aveva intuito con largo anticipo i pericoli nascosti dietro la glasnost’ e la Dottrina Sinatra. L’accordo di Beloveža, che nel dicembre 1991 mise la parola fine su quanto rimaneva dell’Unione, avrebbe confermato i timori politici di Zjuganov e del “partito russo”.
La mia Russia è dunque un testo essenziale per capire la storia recente del Paese, le sue caratteristiche storico-sociali e le sue direttrici geopolitiche, mantenendo, a quasi venti anni di distanza dalla pubblicazione originale dei suoi contenuti, una sorprendente attualità in alcuni dei suoi passaggi salienti.