LIBIA: CAMPO DI BATTAGLIA TRA OCCIDENTE E EURASIA
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La guerra di rapina contro la Libia, è solo un episodio della guerra occidentale contro l’Africa. L’aggressione e l’invasione alla Repubblica Popolare Socialista della Jamahiriya di Libia, è stata presentata quale “spontanea” rivoluzione dei “giovani democratici” desiderosi di realizzare il sogno liberale e pseudo-rivoluzionario in terra libica. Nulla è più lontano dalla verità dei fatti di una simili interpretazione, peraltro presentata da una prospettiva esclusivamente occidentale. La Libia, il suo popolo e il suo leader Muammar Gheddafi, sono vittime dello scontro geopolitico e geostrategico che ha caratterizzato l’epoca unipolare e che sta caratterizzando questa fase di transizione verso un’epoca multipolare. Il riposizionamento degli equilibri mondiali, che vede affermarsi i giganti asiatici e latino-americani, e la rinascita della Russia, uscita dal letargo dal decennio eltsiniano, allarma le potenze occidentali, spingendone i circoli dominanti a reagire in modalità sempre più efferate e miopi, ricorrendo all’impiego di tutti quei mezzi violenti acquisiti dall’esperienza colonialista e imperialista occidentale in secoli di guerre di conquista. Contro la Libia Popolare, l’Occidente e i suoi alleati arabi reazionari, hanno scatenato tutto l’arsenale militare, spionistico, economico, diplomatico e mass-mediatico in loro possesso. I risultati sono stati la distruzione dello Stato più prospero dell’Africa, la destabilizzazione irresponsabile di tutta l’Africa sahariana, ma anche, felicemente, l’esaurimento delle capacità dell’Occidente nel poter manipolare il resto del Mondo.