XINJIANG: STORIA E SVILUPPO
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Considerato “il cuore dell’Eurasia”, lo Xinjiang (in cinese Nuova Frontiera) è con i suoi 1.660.000 chilometri quadrati di superficie – oltre cinque volte l’Italia – la più estesa divisione amministrativa della Cina. Ha fatto parte dell’Impero fin dai tempi remoti e la presenza cinese vi risale alla Dinastia Han (202-220 d.C.).
Le difficili condizioni climatiche e geografiche della regione complicano lo sfruttamento delle ingenti risorse energetiche del suo sottosuolo, petrolio e gas naturale innanzitutto, ma anche immensi giacimenti di minerali e di carbone.
Soprattutto dallo Xinjiang parte o passa un corridoio di iniziative commerciali e condotte di idrocarburi che lo collegano agli alleati della Repubblica Popolare Cinese quali la Russia, alcune Repubbliche dell’Asia Centrale e il Pakistan. Per comprenderne appieno l’importanza geografica è sufficiente ricordare che sono almeno tre le rotte della Nuova Via della Seta destinate ad attraversarlo.
Proprio a causa della sua importanza geopolitica è stato nel corso degli anni sottoposto ad un tentativo di destabilizzazione esterna condotto dalle nazioni atlantiche, il pretesto è stato la presenza di una minoranza uigura. In realtà, dalla nascita della Repubblica Popolare Cinese ad oggi ha conosciuto uno sviluppo demografico imponente (la politica del “figlio unico” – oggi abolita in tutto il Paese – non è mai stata applicata alle minoranze) e un decollo economico straordinario grazie agli ingenti capitali investiti da Pechino nella regione.
Il libro affronta perciò la questione dello Xinjiang sotto vari aspetti, chiarendo inequivocabilmente le politiche decennali attuate dalla Repubblica Popolare Cinesi nell’area e la strumentalizzazione della minoranza uigura compiuta dall’Occidente.