I NUOVI SCITI
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Leggere quest’opera ci inserisce in un processo iniziatico ed estatico-psicomachico. Un libro che si fa azione parusica, non nostalgica se non nell’etimo di nostos algos quale sofferto canto tragico del vittorioso ritorno al proprio olos. E chi legge si trova immediatamente in mezzo alle immense praterie russo-asiatiche, fra filosofia, culti misterici, tradizioni, mitologie e accadimenti storici, tutti uniti da un linguaggio a tratti prosaico e ad altri poetico, con irruzioni quasi mistiche eppure, allo stesso tempo, di facile comprensione. Attraverso le variopinte pagine che si articolano lungo i profondi solchi della Rodina russa sin dall’età arcaica all’Orda d’Oro e poi all’Impero, passando per il fervore e l’estro del periodo rivoluzionario e l’ingegnosa storia dell’Unione Sovietica, l’Autore ci conduce alla comprensione degli Sciti di ieri per capirne il profondo significato per l’oggi: una popolazione iranica indoeuropea di nomadi che dal IV secolo a.C. vissero nel cuore dell’Eurasia e i cui miti sono legati agli eventi geopolitici e al futuro del mondo intero.