LA TERRA DEI PURI
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Unico Paese musulmano ad aver sviluppato armi nucleari, uno degli eserciti più numerosi al mondo coadiuvato da apparati di sicurezza altamente strutturati ed efficienti, la seconda popolazione più giovane a livello globale, un rapporto con la Cina ben più solido di quello ambiguo e controverso con gli Stati Uniti, una posizione geografica (a cavallo tra le direttrici nord-sud ed est-ovest dell’Eurasia) che lo rende strategicamente indispensabile per lo sviluppo dei progetti di connessione continentale ed intercontinentale. Nonostante queste premesse, il Pakistan rimane ancora un buco nero largamente ignorato dagli analisti geopolitici. Ritenuto, nel migliore dei casi, alla stregua di “Stato fallito sostenitore del terrorismo”, il Paese dell’Asia meridionale possiede al contrario delle potenzialità ideologiche e geografiche che lo renderebbero capace di superare quella condizione di “cattività geopolitica” alla quale è stato costretto dapprima dai meccanismi della Guerra Fredda e, successivamente, dalla sciagurata “guerra al terrore” dell’amministrazione Bush. Su queste basi, ed attraverso un viaggio che riporta il lettore alle fonti della filosofia islamica ed alla sua evoluzione contemporanea, l’obiettivo di questo lavoro è riscoprire il pensiero dei Padri fondatori del Pakistan, le ragioni di fondo che hanno ostruito la realizzazione del loro sogno, e capire come il loro esempio possa servire da guida per la costruzione del futuro non solo di quello che fu definito come lo “Stato perno globale” ma dell’intero spazio eurasiatico.